Massimiliano Paci
2° classificato
La camelia doppia
Crescendo fuori dall’abito
le macerie di una passione antica
t’ho rivista in sogno – spall’arm
il tuo comando a inginocchiarmi – che dicevi:
«Non l’amore, ma il mio amore, amorino».
O Sancta semplicitas!
a quel dimetrico
pinto sorriso
come porre resistenza
favorendo il braccio
e non l’arma bianca
di un fiorito addio?
Mio intendevi l’amore
perché Amore non fosse
se a pesare nella carne fresca era l’uomo di mare
con la collottola coriacea del suo tabacco
nazionale e forte
«Non io, non certamente io»
barbugliavi da grand commis
malpratica del francese e della professione
poltrendo a malincuore
con della puttana – nuda e svalutata,
a cui piacevo in altri
tempi &endash; appena una ferina indignazione
solo a me dolce
E poi che la mandorla amara delle tue
alle mie labbra è minacciata
e un bacio posa dimenticato:
«Smettila, smetti, mio sciocco giovine
cuore d’innamorare, Eburnea è sposa»
Queste cose pensavo, pescando alla carpa con un filo sottile
di spavento alla toccata minima sul fondo d’acqua nanfa
alle canne della mia gola distante e non solo per riguardo.
Bianca Ferro
4° classificata
Quando da Vienna ti scrissi pioveva
e attraversare il bosco fu come navigare-
fronde d’acqua imbolsite
pari a occhi di pianto – il mio – in un lirico cammino di cui mostrarti l’incanto – immaginando taverne per noi
ove sorprendere il riso
che faceva del falco-colomba
tradendone l’amabilità
al delicato bouquet di quel vino
che nel Nieder profuma di rosa – indossare il mio costume per te
e poi penetrare là laddove
più verde dei tuoi occhi
si fa il bosco viennese – passeggiare lungo i ring
sostando al Cafè Gerstner
e accompagnati da cocchieri in tuba
deporre viole ai cappuccini – visitare dello Jungendstil
la cupola-alcova e Klimt!
Quale seducente ispirazione
ai sofisticati abbracci
ritratti nelle cartoline
a cui affidavo i miei baci per te
nelle trascorse lontananze
li ricordi amor mio? Sì! Li ricordi – sulle note alla Wodzinska
così sognavo e guidavo
riattraversando il bosco
che dopo la pioggia
era macchia di smeraldo – guidavo e sognavo aspettandoti – «Quello che non accadde dopo
fu così improvviso
che rimasi lì per sempre» –
Stefania Molajoni
6a classificata
15-16/04/1993
Non chiedetemi cosa
il vuoto del silenzio
dove si perde l’innocenza
di una giovane allegria
l’odore di una strada
che consuma l’emozione
di una vita senza fiato
un’antica ribellione
di una voce sgangherata
in un angolo d’inferno
la solitudine di un sogno
rincorso e abbandonato
dietro un gemito d’amore
Non chiedetemi cosa
occhi compassionevoli
rifiutate di vedere.
Valeria Gnan
7a classificata
Dammi solo parole
Domani ti chiederò
di organizzare i miei pensieri
in geometrie pulite;
stanotte voglio solo parole.
In questo letto sudato,
disorientato,
ancora parole.
Rinserra le tue armi
in qualche stanza sprangata
della coscienza
e libera solo parole…
Rosse vele scivolate
nel buio moto
di un oceano vivo.
Piovimi addosso parole
sulla mia pelle
nuda
infrangi l’onda
della tua voce…
Lettere imbevute
di sale,
vocali impazzite
di luce.
Domenico Fina
9° classificato
Alla potenziale
Com‘è piccolo il mondo
o forse siamo grandi noi
che ci ritroviamo ovunque
nelle
sembianze familiari
atteggiamenti ridondanti
sorrisi elementari
lineamenti tratteggiati
presenze lievi
assenze grevi
degli individui
L’immaginazione, filtra lo spazio circostante
un bagliore accecante
prende la tua forma
mentre i suoi raggi
si diffondono nell’ombra
ad illuminare un sistema – crepuscolare –